Il circo come pratica di vita e azione pedagogica capace di offrire a bambini e ragazzi che vivono ai margini delle nostre società un’opportunità di riscatto
Il libro nasce dall’esperienza dell’associazione Carretera Central di Siena che dal 2008 porta avanti in America Latina e Medio Oriente progetti di circo sociale e che nel 2013 ha dato vita a Circomondo, Festival internazionale del Circo Social a cui aderiscono 12 circhi sociali provenienti da Europa, Sud America, Medio Oriente.
Come racconta nel libro l’autrice Ilaria Colò, volontaria dell’associazione Carretera Central, il circo sociale è una pratica di vita e un metodo pedagogico che nasce negli anni ’60 e trova la sua espressione più significativa in Brasile con i cosiddetti “meninos de rua”.
In Brasile si contano almeno 22 organizzazioni che hanno coinvolto in attività circensi quasi 10mila “ragazzi di strada” ma in tutto il mondo, come sottolinea in questa intervistaAdriano Scarpelli, presidente di Carretera Central, sono 150 milioni i bambini che vivono o lavorano in strada (dati Unesco), “conoscendo nei vicoli più nascosti delle città di tutto il mondo povertà, emarginazione e violenza. Questi bambini vivono di espedienti, spesso non hanno genitori o hanno perso i contatti con la famiglia e non di rado sono vittime dei trafficanti di organi e della criminalità organizzata”.
Il circo sociale rappresenta uno straordinario strumento per combattere l’emarginazione e il disagio giovanile. Attraverso le arti circensi bambini e ragazzi che vivono ai margini delle nostre società hanno finalmente un’opportunità di riscatto, un’occasione di accoglienza, socialità e crescita personale.
“Il circo sociale produce un grande impatto sulla realtà sociale accogliendo tutte/i le/i bambine/i e le/i giovani in situazioni problematiche, allontanandoli così dalla strada e inserendoli in un ambiente adeguato alla loro giovane età. Coloro che non possono fare del circo la loro fonte di sostentamento, hanno comunque la possibilità di fare un’esperienza di grandissimo valore, un’esperienza che porta queste/i ragazze/i a guardare in modo positivo al futuro, aumentando la loro autostima e la fiducia nelle loro capacità. Il circo sociale non è destinato solamente ai giovani, ma estende la sua azione anche alle loro famiglie, le quali vengono costantemente coinvolte nelle attività dei figli”.
Oggi il circo sociale conta migliaia di artisti professionisti e volontari, centinaia di progetti e associazioni in tutto il mondo (guarda la Social Circus Map, realizzata dal Cirque du Soleil). Secondo il Registro dei Progetti di Circo Sociale, promosso dall’associazione Giocolieri e Dintorini, nel nostro Paese esistono 25 realtà di circo sociale, tra le più note il Circo Corsaro a Napoli. Una vera e propria scuola di arti circensi nata nel 2006 a Scampia e che negli anni è arrivata a contare fino a 130 allievi, tra ragazzi provenienti dal quartiere di Scampia e dai vicini campi rom.
Il libro, oltre a fare una storia del circo sociale e a raccontare le esperienze più significative in Italia e nel mondo, affronta il tema della formazione a partire dall’esperienza maturata dall’associazione Carretera Central con il corso “Social circus in azione”.
Grazie anche al sostegno di Cesvot, l’associazione ha formato per tre mesi 25 volontari fornendo loro gli strumenti base, sia teorici che pratici, per poter intervenire sulle problematiche riguardanti l’emarginazione sociale di giovani e adolescenti mediante la metodologia del circo sociale. Un’occasione importante per far conoscere le potenzialità e la forza del circo sociale a chi opera ogni giorno con ragazzi che vivono situazioni difficili.
“Un caro amico ha scritto che il circo sociale è libertà”, racconta nella premessa al libro Adriano Scarpelli. “Forse si tratta della definizione più bella. Libertà di poter vivere una vita dignitosa, libertà di non dover vivere nella paura, libertà di poter avere un’infanzia felice, libertà di essere cittadini e non sudditi, libertà di poter sognare un futuro a colori, libertà di essere bambine e bambini e adolescenti che ci sorridono felici, libertà di non morire affogati in mezzo al mare o per mano di una mafia o a causa di una droga, libertà di non essere discriminati perché si ha un handicap. Libertà di poter costruire un mondo migliore”.