Presentato il Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto. Allarmanti i dati sui giovani e sulla multidimensionalità del problema.
In Italia c’è un “esercito di poveri” e “la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età“. È il quadro tracciato daCaritas Italiana nel Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto. “Come cristiani abbiamo qualche difficoltà a pensare che si possa abolire la povertà“, ha rilevato il direttore don Francesco Soddu nel corso della presentazione del Rapporto. Il numero dei poveri assoluti – ricorda l’organizzazione rilanciando i dati Istat – “continua ad aumentare” e supera oggi i 5 milioni, ma a preoccupare è soprattutto il fatto che “oggi quasi un povero su due è minore o giovane”. Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono infatti 1 milione 208mila (il 12,1% del totale), mentre i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): tra i fattori che più influiscono sulla loro condizione c’è il livello di istruzione che, dice Caritas, “è un fenomeno principalmente ereditario nel nostro Paese, che a sua volta favorisce la trasmissione intergenerazionale della povertà economica”.
Crescono le storie connotate da un minor capitale relazionale. Oltre 26mila persone vivono con figli minori e la situazione dei bambini risulta particolarmente preoccupante alla luce del fatto che tali deprivazioni materiali penalizzeranno irrimediabilmente il loro futuro, sul piano economico e socio-educativo. Quattro persone su dieci manifestano problematiche afferenti a tre o più ambiti di bisogno fra povertà economica, occupazione, casa, salute, problemi familiari, handicap, problemi di istruzione, dipendenze, problemi legati all’immigrazione, detenzione e giustizia. È questo l’identikit delle 197.332 persone incontrate nei centri di ascolto da Caritas Italiana. I centri di Ascolto raccontano storie di povertà sempre più complesse, croniche e multidimensionali, con un aumento della quota (il 22%) di chi vive situazioni di fragilità da 5 anni e più.
Come Caritas Italiana, ha affermato don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, «sentiamo la responsabilità non di dovere chiedere di più per la povertà, ma di fare le scelte più adeguate e ragionevoli per affrontare ancora la sfida della lotta alla povertà. Oggi vanno evitati errori che rischiano non solo di utilizzare in maniera non efficace le risorse, ma di compromettere l’idea stessa di lotta alla povertà, riconsegnando il tema alla sfiducia, all’incredulità e alla diffidenza. Nel nostro Paese c’è un processo in atto di rafforzamento del welfare territoriale – introdotto dal Reddito di inclusione – che a nostro modo di vedere non va interrotto, perché le nostre comunità locali hanno bisogno anche di servizi sociali territoriali in grado di ascoltare e in grado di accompagnare le famiglie in difficoltà fuori dal tunnel della povertà. Accanto a questo, c’è la necessità di servizi per l’impiego efficienti, tali da accompagnare ulteriormente le persone nella ricerca di un lavoro e di una definitiva uscita dal disagio. Ma la povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione che rischierebbe di vanificare un impegno finanziario mai visto su questo tema».
La povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione che rischierebbe di vanificare un impegno finanziario mai visto su questo tema
In Italia il numero dei poveri assoluti continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale. Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento avvenuto per effetto della recessione economica. La specificità di questi anni di post-crisi riguarda i giovani: negli ultimi 5 anni la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età, con minori e giovani che oggi sono le categorie più svantaggiate (nel 2007 il trend era esattamente l’opposto). Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane.
Oggi più di ieri l’istruzione influisce sulla condizione di povertà: se il 10,7% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare sono in povertà, nei nuclei dove il “capofamiglia” ha almeno un titolo di scuola superiore si registrano valori di incidenza della povertà molto più contenuti (3,6%). Rispetto alla cittadinanza, tra i nuclei composti di soli italiani risulta povera una famiglia su venti, tra gli stranieri quasi una su tre. L’analisi mostra una forte correlazione tra l’assenza di titoli di studio e situazione reddituale della famiglia.
Fonte: il fatto quotidiano e Vita.it