Il Terzo Settore consegna al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, la sua road map per il futuro di «una delle colonne portanti di questo Paese» – come lo ha definito la portavoce Claudia Fiaschi – che coinvolge 5mln di cittadini.
La prima richiesta è «rendere pienamente operativa la riforma», che dopo anni di confronto è diventata legge, visto che devono essere ancora emanati «oltre 20 atti normativi per l’attuazione del codice del Terzo settore e una decina per l’impresa sociale, tutti quelli previsti per il servizio civile universale e per il 5 per mille». Da parte del Ministero l’intento è quello di «poter continuare ad attuare la riforma insieme ai diretti interessati» attraverso «il riordino degli incentivi e degli strumenti di sostegno per potenziare la crescita dell’economia sociale e valorizzare al massimo il settore». Cominciando dal vigilare sulle «false coop che impoveriscono il mercato, nell’interesse della maggioranza delle imprese oneste del Terzo settore». Tra le urgenze messe sotto la lente durante l’assemblea a Roma, la possibilità per il mondo del volontariato di portare avanti attività di autofinanziamento, la correzione del dispositivo fiscale e l’inquadramento delle ex-Ipab (istituti pubblici di assistenza e beneficenza). Le attuali previsioni infatti, sottolinea ancora Claudia Fiaschi, «creano un quadro penalizzante e mettono a repentaglio la continuità dell’attività tradizionale di gran parte del volontariato e dell’associazionismo». Si vuole insomma lavorare insieme, perché sull’apparato normativo sul Terzo settore si possa leggere finalmente la parola fine. Anche perché questo mondo «non è un problema da risolvere ma un’opportunità da cogliere» per migliorare la vita delle persone.
Sul tavolo, nel dialogo con il governo, anche la rapida istituzione del Registro unico del Terzo settore per dotare tutti gli enti vecchi e nuovi di una “carta di identità” così da garantire trasparenza gestionale e rendicontazione sociale. Come anche il completamento del quadro regolativo dell’impresa sociale, in particolare per le parti che riguardano la vigilanza e i percorsi di armonizzazione normativa nei settori di sport sociale, agricoltura sociale, impresa culturale, cooperazione allo sviluppo. Senza dimenticare anche le emergenze sociali, per cui si chiede «un piano strutturale di contrasto alla povertà» che investa risorse ma soprattutto preveda servizi e «un approccio integrato al fenomeno delle migrazioni». mmb
Fonte: Avvenire